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Le "Sorelle Spaiate" di Lucia Esposito unite nella sorellanza

Immagine del redattore: Francesca Lovatelli CaetaniFrancesca Lovatelli Caetani



E’ al suo primo romanzo Lucia Esposito, autrice di “Sorelle Spaiate”-Giunti Editore, ma le sue pagine conquistano subito.


Lucia è una collega giornalista. Ho divorato il suo libro pagina dopo pagina, emozionata e incuriosita da questa vicenda tratta da una storia vera, un fatto di cronaca e un’esperienza giornalistica vissuta dalla Esposito.


Il suo racconto inizia con la sua partenza da Napoli, per arrivare a Milano e iniziare la grande avventura, il sogno del giornalismo, quello che noi tutte, ex ragazze che ci affacciavamo a questa professione in quegli anni, abbiamo vissuto.


Era un tempo che sembra lontanissimo, ci univa un grande del giornalismo, all’epoca il nostro capocronista, Mario Sechi al Giornale di via Mario Negri, oggi il nostro Direttore a Libero.


Lucia non è cambiata, con la sua seducente testardaggine sull’approfondimento delle notizie, la sua precisione, come oggi, a capo della pagina della cultura.


Lucia ci guida nel suo racconto, nella sua vita, personale e professionale, fatta di entusiasmi, timori, sentimenti; ma il romanzo porta soprattutto a riflettere su un valore che spesso dimentichiamo, quello della sorellanza, fatta di donne nate dallo stesso grembo, ma anche da grembi diversi, che hanno bisogno di andare “al di là della copertina”, delle apparenze, svelandosi nelle loro debolezze e forze, ognuna con le sue caratteristiche e per questo tutte uniche e bellissime.


La storia vera conservata da Lucia per 30 anni parla di Ershela, che ha lasciato l’Albania con la speranza di una famiglia e un lavoro in Italia.


Un sogno infranto, perché quello che credeva un fidanzato innamorato, era in realtà l’uomo che la porterà a fare la prostituta. La protagonista, Viola, si appassionerà alla sua vicenda, da giovanissima giornalista, ma saranno le lettere che Ershela scrive senza spedire mail alla sorella più piccola Alina a unire i destini di queste donne, Viola e Ershela.


Non voglio svelare troppo di questo romanzo, una trama che invita a pensare, a gioire della vita, a comprendere i percorsi, seppur colmi di difficoltà e spine, di frasi dette o non dette. 

Ma, come insegna l’autrice, le cose, belle o brutte, si dicono e possono anche indicare la giusta strada della propria evoluzione.

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