Un'opulenza gentile, quella dell'animo, che riporta alla mente ciò che merita realmente attenzione e cosa dovrebbe, forse, avere meno importanza
Oggigiorno si ha una nuova concezione del lusso. Quest’ultima, in particolare, non ha nulla a che vedere con vacanze da sogno, yacht, champagne, feste esclusive, “belli e belle che non ballano” perché, in effetti, tutto ciò non può assolutamente essere definito lusso. Tantomeno si potrebbe associare suddetto concetto al valore della salute, che rimane comunque il nostro bene più prezioso, perché sarebbe senz’altro banale.
Al contrario, si potrebbe quasi pensare che il vero lusso sia il proprio tempo, quello riservato anche alle piccole cose come al prendersi cura di se stessi, dei propri affetti, decelerando il ritmo di una vita frenetica, sempre al limite dello stress.
Cosa farne di questo “nuovo” lusso ritrovato?
Difatti, è importante saper gestire bene il tempo che si ha disposizione, non votandolo esclusivamente al lavoro e all’accumulo di ciò che va oltre le nostre necessità, con il rischio di perdere di vista, di conseguenza, la propria interiorità, la centralità del nostro essere e tutte quelle persone che potrebbero esserci vicine. Anche perché, diciamocelo chiaramente, si potrebbe avere perfino tutto l’oro del mondo, ma non ne basterebbe mai per colmare un vuoto lasciato dalla solitudine.
Una condizione, quest’ultima, aggravata dall’avvento della tecnologia.
Siamo sommersi quotidianamente da una miriade di email, notifiche, post da pubblicare e messaggi, in una maniera talmente compulsiva da ricordare il proverbiale “chatti col mondo, ma schiatti a casa” dell’inimitabile Anna Maria Barbera, in arte Sconsy. La colpa, però, non è tutta delle piattaforme virtuali. Dipende anche (e soprattutto) da noi il fatto di farci o meno influenzare da una società che dà importanza soltanto alla produttività.
Essa, nello specifico, risulterebbe legata alle cosiddette ICT, acronimo inglese che sta per Information and Communications Technology, ossia un insieme di tecnologie che permettono di raggiungere, trasmettere e manipolare informazioni, come PC, internet, telefonia mobile, TV, sistemi di pagamento.
Secondo Judy Wajcman, sociologa della London School of Economics, “non esiste alcuna soluzione tecnica per la nostra situazione attuale. Non possiamo semplicemente iniziare una dieta digitale, rifiutare gli smartphone e tornare alla natura, come sembrano suggerire alcune riflessioni sulla decelerazione. Per una politica del tempo in grado di emanciparci sarà necessaria una comprensione più a tutto tondo della relazione tra temporalità e tecnologia. È necessaria una democratizzazione della tecnoscienza: dovremo decidere che tipo di tecnologie vogliamo, e che uso intendiamo farne”.
Non abbiamo tempo, ma ne perdiamo in gran quantità
Tornando a noi, come dicevamo il lusso, quello autentico, è fatto di tempo, relazioni, gentilezza, ascolto di se stessi e degli altri, Ma per far sì che sia così è necessario esercitarsi imparando, in ogni momento, a riservare con maggior cura tempo per noi stessi, allontanando tutto quello è sinonimo di scarsità di interessi, solitudine, desiderio di colmare qualche assenza e mancanza di curiosità. Bisogna cambiare atteggiamento nei confronti della propria vita.
Il lusso deve essere gentile e consapevole, non silenzioso
Lo disse una volta Brunello Cucinelli che, sin dai suoi esordi, si è impegnato per dar vita ad un capitalismo che valorizzi l’uomo, diffondendo una visione innovativa che va oltre. Un’opulenza garbata, quella dell’animo, che non dimentica le origine contadine di chi se ne fa portavoce, il rispetto per l’ambiente, l’etica nel lavoro, tutti concetti trasmessi da suo padre Umberto, appresi dalla filosofia greca e latina e veicolati dalla convinzione che “la dignità [ci può essere]restituita solo attraverso la riscoperta della coscienza”.
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